Kasabian
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I Kasabian sono i grandi eretici del rock britannico, ribelli del ventunesimo secolo con un cuore romantico, una poetica voglia di godere la vita ed una visione lisergica accecante per chiunque dubitasse di loro.
“Il terzo album è quello sul quale si viene giudicati”, dice Serge Pizzorno riferendosi allo straordinario nuovo album della band intitolato West Ryder Pauper Lunatic Asylum.
“E’ un punto d’arrivo, quello in cui la gente scopre chi sei veramente. In termini di successo noi abbiamo fatto una breccia nel muro. Adesso è tempo di distruggere il sistema dall’interno”.
Due anni di preparazione, West Ryder Pauper Lunatic Asylum è il suono di un gruppo al vertice della sua potenza. Cinquantadue minuti di melodie che graffiano il cielo, riff electro punk, sinfonie Morriconesche, ritmi mariachi e ninnananne psyco-pop. E’ al contempo una dichiarazione d’intenti da stadio ed un manifesto-barricata per la musica rock del 2009. Ancora meglio, si scontra con la cultura pop usa e getta.
“L’album è stato ispirato da film come El Topo, The Holy Mountain di Alejandro Jodorowsky”, dice Serge. “E’ la colonna sonora di un film immaginario. Noi vorremmo incoraggiare la gente ad ascoltarlo per intero. Al momento la gente viene spinta a pagare 79 centesimi per scaricare una canzone ma credo che questo sia un modo per sottostimare quello che i veri appassionati di musica vogliono sentire. Noi volevamo fare un album che portasse l’ascoltatore in un viaggio.”
Arrivare a questo punto è stato un processo partito nel 2007. Come tutti i grandi album è stata una storia di passione, perseveranza e più di una lunga notte oscura dell’anima.
Quando finalmente sono finiti gli impegni live legati al secondo album Empire (arrivato al # 1 e che finora ha venduto più di 900.000 copie) il gruppo si è ritrovato nel Leicester obbligato a riadattarsi alla vita di tutti i giorni.
“Siamo stati on the road per quattro anni di fila”, dice Tom. “Abbiamo suonato ovunque: dagli stadi di baseball in Giappone ai supermercati in Messico. Alla fine eravamo come vampiri che si nutrivano di strada. Di colpo ci siamo ritrovati seduti a casa senza niente da fare. Una cosa che ti manda fuori di testa.”
Mentre Tom picchiava la testa contro il muro Serge scriveva. “Quello di Empire è stato un periodo duro,” dice il chitarrista. “Questa volta volevo prendermi il mio tempo e creare qualcosa su una scala più grande. Ti dicono sempre che devi scrivere dieci successi ma noi pensavamo: ‘buttiamo tutto fuori dalla finestra e facciamo qualcosa di più cerebrale.’”
Registrare a casa e nello studio del gruppo in una fabbrica di scarpe dimessa “stipata di amplificatori, chitarre e vecchi sintetizzatori” ha permesso a Serge di mettere le sinfonie che aveva in testa su un nastro.
“Nella mia casa ho una stanzetta con un computer, un paio di sintetizzatori e una chitarra,” spiega. “Ci passo le ore. Mi sono sempre piaciuti i concept album – Sergeant Pepper’s dei Beatles, Ogdens Nut Gone Flake degli Small Faces, S. F. Sorrow di The Pretty Things – e mi sono reso conto che volevo scrivere canzoni che stavano bene insieme come un unicum. Quello che ti ronza in testa alle tre del mattino quando hai un ritmo che ti martella ed un verso che non ti molla e che va d’accordo con un ritornello è tutto per me.”
Uno stuzzicante esempio di questi esperimenti sonori è arrivato nel Settembre 2007 con Fast Fuse, brano disponibile solo per il download. Brano che NME ha recensito come Track Of The Week commentando che il verso “I’m Lucifer’s child wild acid’s done/ Black sunglasses shade the morning sun” (Sono il figlio di Lucifero fuori di testa perchè fatto d’acido / Occhiali da sole nel sole del mattino. N.d.T.) ricordava a tutti che quando si trattava di scrivere brani rock’n’roll Pizzorno non aveva uguali. Se questa raccomandazione non fosse abbastanza si può aggiungere che questo è uno dei brani preferiti da Liam Gallagher.
“Fast Fuse è un classico moderno del rock’n’roll”, dice Tom. “E’ un pugno nello stomaco. Una pallottola in mezzo agli occhi. Le parole sono quasi come quelle di Wu Tang Clan. Abbiamo colpito nel segno.”
Verso la metà dello scorso anno Pizzorno aveva materiale abbastanza per un bell’album. Ma, essendo un perfezionista, si è dato una seconda opzione.
“Avevamo finito l’album ed eravamo pronti,” dice Serge. “Io l’avrei prodotto, l’etichetta era felice di pubblicarlo ed io anche. Ma ho fatto un passo indietro ed ho pensato che volevamo qualcos’altro per le nostre orecchie. Ho chiesto a Dan the Automator (cioè la leggenda hip-hop Dan Nakamura) se voleva lavoraci sopra. Per me Entroducing di DJ Shadow era un disco pazzesco perciò potevo contare sulla sua opinione.”
Così i due hanno incominciato a lavorare insieme a San Francisco nell’Agosto del 2008. Hanno sezionato tutti i samples ed i riff ammassati nello studio di Serge per scoprire e tirar fuori l’anima che c’era dentro le canzoni. “Se mi guardo indietro il mio materiale era finito solo al settanta per cento prima di incominciare a lavorare con Dan. Lui è una persona fantastica ed ha un sacco di idee. Abbiamo aggiunto più enfasi alla voce di Tom ed abbiamo dato più respiro alle canzoni. Di colpo la vera natura dell’album si è rivelata da sola.”
Incominciando da Underdog (in cui la voce di Tom è molto tirata quando canta “I live my life on a lullaby”- Vivo la mia vita su una ninnananna. N.d.T.) West Ryder Pauper Lunatic Asylum palpita di idee, energia e brani cruciali. Dalla techno pulsante di Swafiga alla Thick As Thieves un po’ in stile Kinks; tutto ruota intorno a West Rider Silver Bullet cantata in duetto con Rosario Dawson, l’attrice di Sin City.
“Abbiamo incontrato Rosario all’Isola di Wight quando è venuta a trovarci”, spiega Tom. “Volevamo un vero e proprio duetto rock’n’roll su questo disco – come Lee e Nancy, Serge e Jane – lei era perfetta. Parla di due amanti che corrono verso il tramonto – un’atmosfera acida totalmente folle.”
Vlad The Impaler è un inno turbo rock che oltrepassa anche Empire. “Vlad… è un brano completamente caotico”, dice Serge. “E’ un appello a tutte le persone che sono sintonizzate con noi. Mi piace l’idea di stare seduto in una stanza con tutte le teste dei tuoi nemici sulle picche.”
L’arabeggiante Secret Alphabets (ispirata al passaggio lirico di Bob Dylan notato in Give The Anarchist a Sigarette di Mick Farren) è un cenno all’interesse del gruppo per la controcultura degli anni ’60. C’è una profondità lirica in questo lavoro che è spesso dimenticata da coloro che sono soverchiati dal furore sonoro.
Where Did All The Love Go? si riferisce alle carneficine che si svolgono quotidianamente in Gran Bretagna (“The rivers of the pavement are now flowing with blood / The children of the future are drowning in the flood” – Scorrono fiumi di sangue sul lastricato / I bambini del futuro annegano nella corrente. N.d.T.).
Take Aim si riferisce ad una società in cui le divisioni di classe sono esacerbate dai giochi televisivi (“Bribe them and give them star prizes / Lock them away in high rises. – Corrompili e dai loro premi stellari / Chiudili sotto chiave in alto.” N.d.T.).
Se l’atmosfera generale è quella alla Ray Davies, Villane Green passa oltre ed arriva ad un manicomio che concettualmente lega tutte le canzoni.
“Fast Fuse parla di un ragazzino folle che è stato rinchiuso in un manicomio,” spiega Serge. “E’ disperato e vuole uscire ma non sa come.”
La finale Happiness, comunque, è una struggente serenata dedicata ai bei tempi andati. “Volevo finire l’album con una nota positiva,” dice Serge. “Ci sono un sacco di brutte notizie intorno a noi al momento ma io volevo mostrare alla gente che c’è una luce alla fine del tunnel, che devi solo credere in te stesso.”
West Ryder Pauper Lunatic Asylum “parla delle persone che assumono droghe come modo scappare da qualche altra parte. E’ un luogo degli opposti dove i poveri diventano principi. Il modo in cui vanno le cose al momento sembra essere un bel posto dove stare.”
Esattamente come Entroducing e Dig Your Own Hole – pietre miliari nella storia dei Kasabian – definiscono i tempi, West Ryder Pauper Lunatic Asylum sembra destinato ad essere la colonna sonora della fine del decennio. Che la follia cominci.