
Kid Rock
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Rock N Roll Jesus è l’album più onesto, eclettico e ricco di personalità di Kid Rock fino ad oggi. E’ il suo personalissimo State of the Union (il discorso annuale che il Presidente degli Stati Uniti tiene al Congresso), che riflette sul razzismo in America, si identifica con i soldati in Iraq (Rock ha fatto visita personalmente alle truppe lo scorso Natale) e mette a nudo la sua tormentata relazione con Pamela Anderson. Durante la loro separazione, Rock ha mantenuto un profilo volutamente basso, concentrandosi sulla sua musica come non faceva da parecchi anni. Inizialmente ha collaborato col produttore Rick Rubin, che gli ha dato un’indispensabile scossa di fiducia in se stesso. “Gli ho detto “non ci sono rocker americani classici in questo momento, nessuno” – ricorda Rubin – Puoi occupare tu questo spazio. Non ci sono rivali, semplicemente va’ e fallo”. Rubin ha inoltre incoraggiato Rock a migliorare i suoi testi “Gli ho detto “Non ripetere il tuo nome in ogni canzone. Hai già dato sul versante “Sono Kid Rock, succhiami l’uccello, forza ubriachiamoci”. A quel punto Rock ha scritto quella che considera la sua migliore canzone in assoluto “Amen”, dove mostra il dito medio ad “avvocati bastardi e senza scrupoli e ai religiosi che sono lupi travestiti da agnelli”. “Quando l’ho fatta sentire a Rick, era come se gli dicessi “Beh, ora che mi dici?” dice Rock “ e lui “hai fatto centro!”.
A Febbraio, dopo essersi ripreso dagli strascichi del suo divorzio, Rock inizia a collaborare nel suo studio in Michigan con un altro produttore, Rob Cavallo (la firma dietro ad American Idiot dei Green Day, tanto per capire il personaggio). “A quel punto, non potevo più sbagliare” dice “ Ero semplicemente al massimo”. Senza risultare forzate o macchinose, le canzoni di Rock N Roll Jesus toccano tutti i generi musicali amati da Rock: il country, il rock, il punk e l’ hip-hop. “All Summer Long” racconta di un amore adolescenziale in Michigan e ha la potenza evocativa di “Night Moves” di Bob Seger. Pezzi come “New Orleans” e “Don’t tell me u love me” si avvicinano al rock e al country che ascoltava da piccolo alle feste dei suoi genitori. Rock utilizza con giudizio uno dei suoi marchi di fabbrica, i testi ricchi di vanterie sulle sue avventure, regalandoci però perle come “I fuck hot pussy until it’s cold” e “I take strippers out to breakfast”.
Aiuta il fatto che Rock sia ricco sfondato, avendo venduto oltre 20 milioni di dischi e potendo contare anche sui guadagni legati a tour di successo e merchandising vario. Possiede una casa a Malibu, un condominio di tre piani a West Nashville, e un terreno di trenta acri a Clarkston, un sobborgo di Detroit, che è una seconda casa per il figlio quattordicenne di Rock, Bobby Junior. Il terreno è diventato un parco divertimenti in perfetto stile e atmosfera rock-and-roll, con dirt bikes e go-cart, campi da basket e tennis, studi di registrazione, un lago artificiale e due piscine. I numerosi garage della proprietà sono occupati da motociclette, una golf cart stile Hazzard, la macchina da corsa di Rock (una Ford GT in edizione limitata) e la sua ultima passione, una Cadillac V16 del 1930 che è costata più di mezzo milioni di dollari.
Comunque vogliate chiamarlo – Rock &Roll Jesus, il Cowboy di Detroit, American Badass, Early Morning Stoned Pimp o semplicemente Bobby, come fanno gli amici e i familiari – Robert James Ritchie è nato la domenica del Superbowl del 1971. “Pesava quasi quattro chili quando è nato” racconta suo padre, Bill Ritchie, sul pontile della sua casa affacciata sul lago “Voleva far sentire chiaramente la sue presenza fin dall’ inizio”. A livello finanziario, anche Bill Ritchie era uno che si faceva sentire: era il proprietario di due concessionarie Lincoln – Mercury, e un giro per Romeo, la città natale di Rock, riporta alle giuste proporzioni qualsiasi dubbio residuo sul fatto che l’artista sia cresciuto in un prefabbricato.
Bill mi porta con il suo Mercury-SUV dal lago alla villa bianca di oltre 700 mq, adagiata su una collina, completa di piscina e campo da tennis, costruita su un terreno utilizzato in passato per la coltivazione delle mele. Bobby è il terzo di quattro figli; la sorella maggiore Carol gestisce la sua contabilità; la sorellina Jill - a cui è affezionatissimo - vive a Los Angeles ed è attrice (ha recitato nel ruolo di Charisma in Herbie Fully Loaded), e Billy, il fratello maggiore, che a 6 anni ha perso la gamba destra in un incidente, ha sconfitto in seguito la sua dipendenza dalle droghe e ora sta studiando per diventare maestro di yoga. Da bambino, nonostante il suo handicap fisico, Billy ha giocato a calcio e partecipato a numerose competizioni come pattinatore. I canali televisivi locali hanno seguito la battaglia di Billy e il Detroit News ha dedicato una pagina intera alla sua storia. “Tutta l’attenzione era dedicata a mio fratello” dice Rock “Avrebbe potuto partecipare a That’s Incredible! – perché era davvero incredibile. E questo spiega perché sono così esibizionista”.
Bill Ritchie mi porta in un granaio vicino alla casa, dove lui e Susan, sua moglie, la madre di Rock, erano soliti dare feste ogni venerdì sera. “Questo è un pezzo significativo della storia di Bob” dice. Ritchie – che qualche volta si presenta come Daddy Rock – è una presenza dominante con un particolare senso dell’umorismo. Ad un certo punto della conversazione, fa pipì vicino alla veranda di casa. Non assomiglia molto a suo figlio, ma i due hanno ovviamente parecchie cose in comune – inclusa la voglia di fare casino. “La mela non cade mai troppo distante dall’albero,” dichiara la Signora Ritchie indicando quello che è suo marito da quarantatre anni.
“Ero uno di quei tizi che lavoravano sessanta, settanta ore alla settimana e quando arrivava Venerdì, ci scatenavamo,” racconta Bill. “Costruii questo luogo per le feste e ci facevo il disc jockey, sparando rock’n’roll degli anni Sessanta. Oppure country-western pesante: Johnny Cash, Waylon, Hank Jr., Merle Haggard. Lo sparavo a volume altissimo!” E se i vicini si lamentavano del rumore, il papà di Rock gli urlava, “Non dovreste starvene a letto a dormire! Alzatevi e venite alla festa!” Il granaio divenne anche il luogo delle prime esibizioni di Rock, quando aveva circa sei anni. “Se ne stava lì su,” racconta suo papà con orgoglio indicando il bancone, “con i suoi piccoli stivaletti da cowboy e una chitarra finta, cantando ‘Bad, Bad Leroy Brown.’”
Quando Rock era un ragazzino, suo padre lo faceva lavorare, piantando alberi intorno alla loro proprietà e facendogli tagliare l’erba del loro esteso giradino. Per guadagnare soldi, Rock raccoglieva mele in un frutteto attiguo per trenta-cinque centesimi a sacco. Il motto preferito di suo padre è “anche un idiota può guadagnare un dollaro ma ci vuole un genio per spendere un centesimo”, ma Rock risentiva della stretta asfissiante del padre sulle finanze della famiglia. Ancora oggi, niente diverte Rock più del prendere in giro suo padre raccontandogli delle sue spese folli, come l’enorme cannone della Guerra Civile che accoglie i visitatori alla magione di Rock a Clarkson. “Dissi a mio padre che il tizio voleva 70,000 dollari ma che era un tale simpatico bastardo che gliene diedi 75.000,” racconta Rock. E questo senso degli affari del figlio fa si che il padre “urli fino a tirar giù il soffitto.”
Quando nei primi anni Ottanta il fenomeno della break-dance prese il paese d’assalto, Rock ci montò sopra. Dopo che una sera vide i Fat Boys esibirsi in televisione, l’hip-hop divenne la sua ossessione. “Me ne stavo seduto lì tutto il giono a fare scratching sui dischi,” ricorda. Prima ancora di avere l’età per guidare, Rock era diventato una novità e un’attrazione di cui tutti parlavano. “Non si era mai visto prima: un bianco che faceva il DJ come un nero ma che aveva quel tocco di genio per suonare musica rock ad una festa di neri,” dice di lui il suo vecchio amico Chris Pouncy, che offrì a Rock l’opportunità di fare il DJ a diverse feste private nel sobborgo di Mount Clemens, nel Michigan, abitato per lo più dalla classe operaia di colore. “All’inizio la gente pensava che fosse uno scherzo.”
“Iniziò tutto lì,” ammette Rock. “Una crew di ragazzi di colore veniva a prendermi e mi portava a Mount Clemens.” Ricorda Pouncy, “Per noi era la prima volta che vedevamo una casa delle dimensioni di quella di Rock. ‘Amico, sei davvero ricco!’, gli dicevamo.”
Durante il liceo, Rock scappò da casa diverse volte, spesso trascorrendo intere settimane nelle case popolari dei suoi amici di Mount Clemens. “Dovevo avere circa quindici anni ed improvvisamente non riuscivo più a tenere a freno le mia voglia di suonare,” dice. “I miei genitori non capivano quello che facevo. Volevo solo essere sempre al centro dell’azione. Non volevo starmene a casa a raccogliere mele nel frutteto. Volevo girare le strade vendendo droga, gudagnare molti soldi e andarmene a comprare Paid In Full così che potessi suonarlo alla festa privata di quel weekend.” (In quel periodo, Rock non tagliò completamente i legami con la sua famiglia – sua mamma ricorda che lo passava a prendere alle case popolari per portarlo dal dentista.)
Rock ammette che era l’unico ragazzo bianco in un quartiere di soli neri. I poliziotti gli chiedevano spesso se si fosse perso o se aveva bisogno di un passaggio a casa ma Rock era solito rispondere, “No, vivo qui.” L’unica volta che venne importunato in strada da alcuni ragazzi, si rifugiò in casa della mamma del suo amico Flo. “La Signora Flo non aveva denti e stava bevendo del Colt 45 da una barattolo di conserva,” ricorda Rock. “Le dissi quello che era successo ma le dissi anche di non fare delle scenate e lei afferrò la sua pistola, corse fuori e si mise a urlare, ‘chi cazzo sta facendo casino con il ragazzino bianco?!’”
Appena dopo il diploma alla Romeo High School, Rock si trasferì di nuovo nel ghetto di Detroit, restandoci i successivi dieci anni e dormendo sui divani degli amici nelle case popolari di Colchester, nella cantina di Pouncy nel parco di Gross Point e nella casa abbandonata all’angolo di Jefferson Avenue e St. Claire Street. Lavorò per un auto-lavaggio, spacciò crack e si portava a casa qualche soldo in più con qualche concerto da DJ qua e là. Con un seguito sempre più numeroso ma senza grandi guadagni, Rock pubblicò tre dischi, Grits Sandwiches For Breakfast (1990), The Polyfuze Method (1993) e Early Morning Stoned Pimp (1996). Sebbene il suo nome non significasse nulla al di fuori di Detroit, e la rivolta contro I bianchi che facevano rap stile Vanilla Ice stava raggiungendo il suo apice, Rock sostiene che stava facendo progressi, vincendo i concorsi di DJ e di rap, alzando il livello del suo profilo. Suo padre lo incalzava a mettere da parte le sue aspirazioni musicali e prendersi cura di una delle concessionarie d’auto di famiglia ma il Kid continuava a respingerlo. “Sapevo che farlo a modo mio e far sì che mio padre fosse orgoglioso di me sarebbe stato come conquistare la libertà assoluta.”
La mamma di Rock aiutò il figlio in tutti i modi, portandogli il cibo allo studio White Room, giù nel cuore di downtown Detroit, dove Rock e la sua band incominciavano a mettere insieme i pezzi del suo album di debutto per l’Atlantic, Devil Without A Cause. Grazie a successi memorabili quali “Bawitdaba,” “Cowboy,” e “Only God Knows Why” (che scrisse in prigione dopo una rissa in un bar, lo stesso giorno in cui firmava il contratto con l’Atlantic), l’album alla fine vendette 12 milioni di copie. Dopo aver firmato per l’Atlantic, Rock prese una decisione d’affari geniale, quella di spendere 40,000 dollari del suo anticipo per acquistare i master dei suoi due album precedenti dall’ormai vacillante etichetta Continuum. Quando Devil Without A Cause esplose, vendette quegli stessi master all’Atlantic per 3.000.000 di dollari d’anticipo! “In un modo o nell’altro”, dichiara Rock, “vinco sempre io.”
Dopo la pubblicazione di Rock N Roll Jesus, considerando la posta in gioco, Rock appare calmo e fiducioso. Jesus è “uno di quei dischi ‘che fanno la differenza’,” ammette. “O sarà un successo o finirò a suonare nelle fiere county per I prossimi dieci anni.” Lui è fiducioso che questo disco segnerà il suo grande ritorno. “E’ il miglior disco che abbia mia fatto e sono certo che farà il botto. Mi sento più a mio agio oggi di quanto lo sia mai stato prima. So di essere un grande performer. L’ho fatto per tutta la vita ma ora sono finalmente maturato anche come compositore e come musicista.”